Alce Nero (Heȟáka Sápa in lakota, Black Elk in inglese) La lingua lakota, detta anche lakhota, lakotiyapi o teton, è una lingua siouan parlata negli Stati Uniti d'America, nella regione del Midwest, (Powder River, dicembre 1863 – Manderson-White Horse Creek, agosto 1950) è stato un uomo di medicina (wicʿaša wakan o pʿejúta wicʿaša) presso gli Oglala, una tribù della famiglia Lakota-Sioux, convertito al cristianesimo verso il 1905. In realtà Heȟáka Sápa significa "Cervo Nero": è questa la traduzione della parola in lingua Lakota Hehaka. Più corretta è quindi la resa con Elk che, in inglese americano, indica il cervo e non l'alce.
("Uomo di medicina" o "donna di medicina" sono termini inglesi usati per descrivere guaritori tradizionali e leader spirituali dei nativi nordamericani e di altri popoli indigeni o aborigeni. Gli antropologi e gli storici delle religioni tendono a preferire il termine "sciamano", un termine specifico per indicare un mediatore spirituale dei popoli tungusi della Siberia).
Gli anni giovanili
Giovanissimo, ad appena 12 anni Alce Nero partecipò alla Battaglia del Little Bighorn (1876), in cui i Sioux guidati da Toro Seduto, inflissero una memorabile sconfitta a un corpo dell'esercito degli Stati Uniti, comandato da George Armstrong Custer.
( George Armstrong Custer (New Rumley, 5 dicembre 1839 – Little Bighorn, 25 giugno 1876) è stato un militare statunitense.
La battaglia del Little Bighorn, fu uno scontro armato tra una forza combinata di Lakota (Sioux), Cheyenne e Arapaho e il 7º Cavalleria dell'esercito degli Stati Uniti d'America che ebbe luogo il 25 giugno 1876 vicino al torrente Little Bighorn, nel territorio orientale del Montana. Si svolse quasi al termine della presidenza di Ulysses S. Grant).
La battaglia fu il più famoso incidente delle guerre indiane e costituì una schiacciante vittoria per i Lakota e i loro alleati. In realtà, parteciparono al combattimento soltanto cinque squadroni del Settimo Reggimento di cavalleria degli Stati Uniti ("7º Cavalleria"), comandati dal tenente colonnello George Armstrong Custer, che furono comunque sterminati quasi fino all'ultimo uomo.
Nel 1887, all'età di 24 anni, si recò in Inghilterra al seguito dello spettacolo circense di Buffalo Bill, Wild West Show. Fu per lui un'esperienza deludente, come scrisse successivamente nell'autobiografia Alce Nero parla. Buffalo Bill accettò durante la tournée di fare uno spettacolo in esclusiva per la regina Vittoria; inoltre tutto il personale fu convocato alla Festa per i suoi cinquant'anni di regno.
Dopo la fine della tournée ritornò negli Stati Uniti. Nel 1890 combatté a Wounded Knee, dove rimase ferito in una battaglia nella quale gli indiani furono sconfitti.
(Buffalo Bill, pseudonimo di William Frederick Cody (Le Claire, 26 febbraio 1846 – Denver, 10 gennaio 1917), è stato un attore e cacciatore statunitense. Fu anche soldato, esploratore e impresario teatrale.
Divenne un eroe nazionale dopo un breve corpo a corpo con il capo indiano Mano Gialla nel 1876 nel quale gridò «Ecco il primo scalpo per Custer!»).
La conversione
Nel 1892 Alce Nero si sposò con Katie War Bonnet. Successivamente la moglie si convertì al cattolicesimo, e i loro tre figli furono tutti battezzati come cattolici. Uno o due anni dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1903, anche Alce Nero fu battezzato col nome di Nicola Alce Nero e iniziò a prestare servizio come catechista. Continuò a svolgere la missione di sciamano tra la sua gente, non ravvisando nessuna contraddizione nell'abbracciare ciò che riteneva vero nelle tradizioni del Wakan Tanka e negli insegnamenti del cristianesimo.
( Con il termine sciamanesimo (o sciamanismo) si indica, nella storia delle religioni, in antropologia culturale e in etnologia, un insieme di credenze, pratiche religiose, tecniche magico-rituali, estatiche ed etnomediche riscontrabili in varie culture e tradizioni ).
( Il Grande Spirito è una concezione di essere supremo, diffusa soprattutto tra le culture dei nativi americani. Chiamato anche Wakan Tanka dai Lakota (e quindi Sioux]), Gitchi Manitou (da cui il semplice termine Manitù o Manitou) dagli Algonchini, Watan dagli Arapaho e Oki dagli Irochesi, il Grande Spirito è una concezione panenteistica di Dio.
Secondo le credenze pellerossa, il Grande Spirito sarebbe vicino alla gente, oltre che il creatore di ogni cosa sul mondo materiale, e regnerebbe in un Paradiso chiamato "Felice territorio di caccia" (Happy Hunting World).
Il capo Dan Evehema, guida spirituale degli Hopi, così descrisse il Grande Spirito:
" Per gli Hopi, il Grande Spirito è onnipotente. Egli ci ha insegnato come vivere, lavorare, dove andare e cosa mangiare; ci ha dato semi da piantare e coltivare. Ci ha dato una serie di tavole di pietra, nelle quali soffiò tutti i suoi insegnamenti, al fine di salvaguardare la sua terra e la vita. In quelle tavolette vi erano incisi istruzioni, profezie ed ammonimenti " ).
Alce Nero dichiarò di conoscere il credo niceno e inoltre affermò: “Io credo nei sette sacramenti della Chiesa cattolica. Io stesso ne ho ricevuti sei: battesimo, comunione, confessione, cresima, matrimonio ed estrema unzione”. Per diversi anni ho accompagnato i missionari cattolici che percorrevano la riserva annunciando Cristo al mio popolo. Tutti i miei familiari sono battezzati. Per quasi vent'anni ho aiutato i sacerdoti servendo a Messa e sono stato diverse volte catechista. Posso dire perciò di conoscere la mia religione meglio di molti bianchi. Posso spiegare le ragioni per cui credo in Dio.
Nel 1905 si risposò con Anna Brings White, vedova con due figlie. Insieme ebbero altri tre figli; Alce Nero rimase unito alla seconda moglie fino alla sua morte, avvenuta nel 1941.
Morte e sepoltura
Alce Nero morì nel 1950 e venne sepolto nel cimitero cattolico di Sant'Agnese a Manderson-White Horse Creek, Dakota del Sud.
Il vescovo Robert Dwayne Gruss, appartenente alla diocesi di Rapid City, ha celebrato il 21 ottobre 2017, nella chiesa del Santo Rosario di Pine Ridge, la messa solenne per aprire formalmente la causa di canonizzazione di Alce Nero.
Il mondo magico Lakota
Alce Nero durante la sua vita ha più volte raccontato di come diverse "visioni" lo abbiano indirizzato nell'aiuto del suo popolo. In particolare nella "grande visione", avuta all'età di nove anni, egli racconta di aver incontrato lo Spirito-guida dell'universo e visto un grande albero, simbolo della vita terrestre e del popolo indiano. Alce Nero comunque non parlò mai delle sue visioni e della sua capacità di chiaroveggenza se non in tarda età ed anche la sua stessa famiglia iniziò a sospettare dei suoi poteri solamente dopo la sua presunta malattia [quale malattia?)
Secondo Ross Enochs, docente di Scienze religiose al Marist College di New York, le convinzioni religiose di Alce Nero sono una fusione della prima e della seconda fede. La spiritualità di Alce Nero ebbe un arricchimento dopo la conversione alla fede cattolica, ma egli mantenne vivi nel suo cuore gli elementi della religione Lakota che non entravano in conflitto con la religione cristiana. Dagli aspetti rituali e pratici (i cattolici hanno la confessione, i Lakota portano delle specie di ex voto agli dei per purificarsi dalle proprie azioni malvagie), agli aspetti trascendentali (l'esistenza dell'angelo custode, la credenza che le preghiere dei vivi possano arrecare beneficio alle anime dei defunti) all'escatologia (la fede e le opere dell'uomo durante la sua vita hanno un influsso sulla salvezza della sua anima nell'aldilà). Inoltre, continuò a credere che la White Buffalo Calf Woman (la "moglie del bufalo bianco") avesse consegnato ai Lakota il sacro calumet e che un giorno sarebbe ritornata.
Secondo Enochs, comunque, Alce Nero abbandonò alcuni dei principi fondamentali della religione tradizionale quando abbracciò il cattolicesimo. Un principio fondamentale della morale cristiana è “Ama il prossimo tuo come te stesso”, regola che deve essere applicata sia agli amici che ai nemici. Ebbene, la morale Lakota non contiene nessuna norma che riguardi l'amore per i propri nemici. Anzi presso i Lakota, come del resto presso tutti i popoli amerindi, la vendetta contro il nemico è considerata una virtù.
La biografia di J. Neihardt: un caso editoriale
A partire dal 1931 Alce Nero incontrò più volte due scrittori, John G. Neihardt e Giuseppe Epes Brown, ai quali raccontò il suo passato e rivelò anche una serie di rituali sacri Sioux. La sua storia suscitò molto interesse ed ebbe vasta risonanza.
Questo corpus di interviste ad Alce Nero rappresenta uno dei pochi memoriali di un leader spirituale nativo americano della generazione contemporanea di Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa, ovvero della generazione che ha vissuto il periodo di transizione tra il "vivere in pace e armonia nella propria patria" e "venire combattuti e cacciati dalla propria terra per essere, negli anni seguenti, chiusi in riserve".
( Cavallo Pazzo, in inglese Crazy Horse, in lingua lakota Tashunka Uitko o Tashunka Witko o Tȟašúŋke Witkó a seconda delle traslitterazioni, letteralmente "Il suo cavallo è pazzo"[1], comunemente tradotto come "Cavallo Pazzo", (data di nascita sconosciuta, probabilmente nei primi anni 1840[2] – Fort Robinson, 5 settembre 1877), è stato un nativo americano della tribù degli Oglala Lakota (Sioux). Personaggio leggendario, gli sono state attribuite imprese memorabili e fantastiche, come quella che lo voleva invulnerabile ai proiettili o che narrava che il suo spirito aleggiasse ancora tra le tribù dei pellerossa ).
( Nuvola Rossa (vero nome Maḣpíya Lùta, in inglese Red Cloud; North Platte, 1822 – Pine Ridge, 10 dicembre 1909) è stato un capo dei Teton Oglala ).
( Le riserve indigene sono aree di territorio destinate (dalle amministrazioni coloniali, prima, e nazionali poi) all'occupazione da parte di popolazioni native.
Il fenomeno è particolarmente frequente in America, dove sono state istituite le riserve indiane, in seguito alla rilocazione dei nativi americani. La denominazione ufficiale (in inglese) è indian reservation negli Stati Uniti e indian reserve in Canada).
Essendo stato il lakota una lingua orale fino al 1840 (anno della sua trascrizione ad opera dei missionari), la sua testimonianza diretta ha assunto una indiscussa rilevanza antropologica. La sua visione, i riferimenti alla cosmogonia Lakota e ad importanti elementi tradizionali (come il senso tribale della «Sacra Pipa», la concezione della relazione tra la realtà materiale e il mondo dello spirito e il concetto di interrelazione tra tutte le cose viventi) sarebbero andati persi per sempre senza il lavoro di ricerca di Neihardt e Brown.
Nella primavera del 1931 John G. Neihardt incontrò per la prima volta Alce Nero e raccolse da lui un lunghissimo racconto, che trent'anni più tardi pubblicò con il titolo di Alce Nero parla. Vita di uno stregone dei sioux Oglala (1960). La narrazione di Alce Nero non riguardava solo le sue vicende personali, ma si intrecciava con la storia del suo popolo, in guerra con i bianchi, e con le sue visioni, che lo accompagnarono fin dall'infanzia. Egli raccontò a Neihardt anche la "grande visione" avuta all'età di nove anni.
Il libro divenne un caso editoriale. Colpì il pubblico la storia dell'uomo di medicina nativo americano in lotta contro l'invasore bianco. In realtà Alce Nero non era affatto come era stato presentato. Al contrario, lo sciamano Lakota si era convertito ancor giovane alla fede cristiana e, al momento della lunga intervista di Neihardt, era diventato un catechista, un evangelizzatore a tempo pieno.
Alce Nero aveva conosciuto il cattolicesimo tramite i Gesuiti, che vivevano nella riserva fin dal 1887, dove avevano fondato una missione, intitolata al Santo Rosario (Holy Rosary Mission). I Gesuiti avevano compreso gli aspetti comuni alle due religioni e li avevano valorizzati nella loro opera di evangelizzazione presso i Lakota. Quando un Lakota si convertiva al cattolicesimo non doveva rinnegare i principi fondamentali della religione che stava per abbandonare. I missionari spiegarono agli indiani che c'era una continuità tra la religione Lakota e il cattolicesimo; inoltre, accettarono gli usi e le tradizioni locali (anche il rito dell'esporre le salme a cielo aperto adagiate su impalcature) e preservarono gli aspetti della cultura locale non in aperto contrasto con il cristianesimo. Per quanto riguarda le danze rituali, il precetto era il seguente: si può partecipare, ma mantenendo un adeguato contegno.
I primi a reagire al ritratto non fedele fatto da Neihard furono proprio i Gesuiti, che fecero notare come l'autore censurava la fede cattolica di Alce Nero, che aveva abbracciato sin dal 1905 circa.
In una lettera del 1934 indirizzata a Neihardt, lo stesso Alce Nero protestò perché nel libro-intervista non era menzionata la sua fede cattolica.
Alce Nero aveva descritto a Neihardt la “Danza del sole”, rituale Lakota che comprendeva l'atto di auto-sacrificio: lo stregone si tagliava volontariamente la carne, facendo uscire il proprio sangue. Dopo la sua conversione, Alce Nero affermò che il sacrificio personale “è un atto volto a glorificare sé stessi”.
( La Danza del Sole (il cui nome originale è Wiwanyag Wachipi, cioè Danza guardando il Sole) rappresenta l'apice del calendario spirituale e rituale di tutte le nazioni tribali del Nord America .
È un rituale di purificazione collettiva della durata di quattro giorni che prevede il digiuno, l'autosacrificio e la donazione di sé. Mediante questo atto sacro si rende grazie dell'anno trascorso e si invocano le forze divine chiedendo protezione e prosperità per tutti gli esseri viventi).
In sostanza, la letteratura del Novecento descriveva i riti indiani usando il linguaggio della cronaca, come se essi si svolgessero al tempo presente. In realtà tali riti appartenevano già al passato, erano estinti. I Lakota non li praticavano più a causa, soprattutto, della reclusione nella riserva, avvenuta negli anni novanta del XIX secolo. Lo stesso Alce Nero non praticò più i riti che aveva visto fare da bambino e che Nehardt descrisse invece come se fossero ancora esistenti.
TRATTO DA: Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Altre informazioni sulla Beatificazione di Alce Nero le potete trovare al seguente link:
Fonte . http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/965973/il-primo-sioux-beato-nel-nome-di-s-nicola.html